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Esperienza di riabilitazione infantile in Ethiopia

Esperienza di riabilitazione infantile in Etiopia

Ft.: Santina Bruno e Donata Maria Fazzalani   – 2010/2013

 

Siamo due fisioterapiste che da molti anni lavorano presso due asl piemontesi con la passione per l’Africa. Abbiamo cosi’ individuato nel Bando della Regione Piemonte la possibilita’ di usufruire di 1 mese di aspettativa retribuita per svolgere attivita’ di volontariato all’interno della nostra professione. Infatti la Regione Piemonte attraverso, un bando di concorso, permette ai dipendenti della sanità di lavorare un mese all’anno retribuito in un pvs come cooperazione internazionale, Unico vincolo che la ong di riferimento sia piemontese.

E noi da ormai tre anni utilizziamo questa aspettativa retribuita per svolgere un lavoro con i bambini con PCI o patoligie di cui e’ necessaria il nostro intervento (giacchè entrambe lavoriamo in servizi di riabilitazione infantile) in Ethiopia.

La ong di riferimento è il CCM (Comitato Collaborazione Medica) che da molti anni svolge attività in pvs, in particolare in Ethiopia. Quindi anche quest’anno dal 21 gennaio al 20 febbraio 2013 siamo tornate ad Addis Ababa per proseguire il Programma di Riabilitazione Comunitaria iniziata nel 2010 e proseguita nel 2011.

Il periodo trascorso in Etiopia e’ stato suddiviso in due parti, le prime due settimane presso il centro di Mekana Jesus, le altre due presso il centro Cheshire Service di Awassa.

Nel 2011 non ci limitammo ad aiutare i nostri colleghi a progettare interventi riabilitativi, individuare soluzioni possibili con ausili costruiti in loco e dare i tutori e le scarpe che avevamo portato dall’ Italia (scarpe e tutori non piu’ utilizzate dai nostri piccoli utenti italiani) ma dedicammo un periodo alla formazione del personale locale, formazione teorico-pratica, che si è rivelata molto importante ed utile; per cui abbiamo continuato questa formazione al fine di aumentare le conoscenze del personale coinvolto nel lavoro con i bambini.

Attivita’ svolte

Mekana Jesus Center a Makanissa

Il Mekane Yesus in Addis Abeba, ha due sedi: una nella periferia della città a Makanissa e una molto piccola nel centro della città. Noi siamo state quasi esclusivamente a Makanissa. Questo centro, molto grande, accoglie circa 300 bambini dai 5 ai 20 anni con disabilità mentale e offre loro una forma di istruzione scolastica insegnando le autonomie nella vita quotidiana. Ai più grandi sono proposti laboratori pratici per imparare un mestiere (cucire, cucinare, coltivare la terra, allevare le mucche, ecc…) Qui i ragazzi trascorrono la loro giornata dalle 9,00 del mattino fin verso le 15,00-16,00 del pomeriggio. Nelle attività si cerca di far emergere nei ragazzi la loro parte migliore in un clima di totale serenità e di rapporto con la natura. In un’ala di questa struttura è stato ricavato un centro per la riabilitazione dei bambini. In questo centro abbiamo svolto il nostro lavoro collaborando con le due fisioterapiste Belaynesh e Metekiash, la terapista occupazionale Anna, ed il falegname Daniel addetto alla costruzione degli ausili.

Al centro accedono bambini con spina bifida, paralisi cerebrali infantile e bambini con problematiche legate alla malnutrizione per i quail viene svolto un programma alimentare.

I bambini arrivano accompagnati dalle mamme; queste vengono addestrate dal personale riabilitativo a svolgere il trattamento fisioterapico.

Questo modo di trasferire le competenze riabilitative alle mamme e’ stato progettato per garantire un intervento fisioterapico ai bambini che per vari motivi non riescono a frequentare il centro in maniera continuativa.

A loro dispozizione c’e’ una grande sala, una cucina ed un bagno. Qui le mamme cucinano per i loro piccoli, giocano con loro utilizzando il materiale messo a disposizione dal centro e effettuano gli esercizi motori .

Lo spazio che le mamme occupano e’ mantenuto pulito da loro stesse.

Ci sono due piccole stanze: in una le fisioterapiste effettuano i trattamenti riabilitativi e l’altra funge da ufficio.

Nella grande stanza ci sono parecchi ausili, carrozzine, deambulatori, sistemi di postura costruiti dal falegname del centro e piani da statica che vengono utilizzati al bisogno.

Le carrozzine, vengono adattate ai singoli bambini e date in prestito d’uso.

Questi ausili sono donazioni da parte di sostenitori del Mekkana Jesus Center, non sono quindi pensati per i bambini con delle specifiche problematiche. Ci si trova cosi’ di fronte, ad esempio, ad una carrozzina che non ha le pedane regolabili in altezza, ha una seduta eccessivamente lunga o troppo corta, braccioli troppo alti… ma il falegname Daniel, con le competenze acquisite, insieme alla terapista occupazionale Anna, riesce ad effettuare significative modifiche, e ad adattarle alle necessità dei bambini.

In questo centro abbiamo visto insieme al personale una cinquantina di bambini per i quali abbiamo fatto una valutazione motoria, pensato strategie riabilitative, ideato sistemi di postura. Nello specifico sono stati progettati e, grazie al falegname Daniel, realizzati, alcuni tavoli da statica che permettessero ad alcuni bambini con spina bifida di stare in piedi, e una serie di sistemi di postura (sedie in legno particolarmente contenitive) per permettere ai bambini con paralisi cerebrale infantile particolarmente compromessi dal punto di vista motorio, di mantenere una postura la più corretta possible, al fine di prevenire danni secondari quali l’instaurarsi di gravi scoliosi.

Sono stati dati alcuni tutori e scarpe tra quelli portati dall’Italia per prevenire deformita’ e/o falicitare il cammino. Con le nostre college e’ stato facile creare un clima di grande collaborazione, in cui non sono mancati momenti di ilarita’ e leggerezza. Sempre in un clima di grande collaborazione sono state messe insieme le idee e le competenze. Ogni problematica e’ stata analizzata e valutata insieme, sempre insieme sono state cercate le soluzioni per ogni singolo bambino.

Il personale ci ha accolto con grande entusiasmo, i bambini e i genitori ci hanno espresso una profonda gratitudine, manifestata principalmente con i loro sorrisi e la frase “God bless You”! oppure con un “grazie per quello che fate per il nostro paese”

Particolarmente importante ed interessante è stata la visita in una scuola frequentata da una bimba con spina bifida per valutare gli ausili (seggiolone e piano da statica) al fine di favorirle al meglio l’inserimento scolastico.

Abbiamo ritenuto questo aspetto estremamente importante, e per la prima volta abbiamo visto che anche in una realtà Africana (per ora ancora solo limitata alla città) si stia iniziando a lavorare nell’ottica dell’inserimento scolastico: bambini con problematiche motorie non gravissime, e con un livello cognitivo conservato, iniziano ad essere inseriti nelle scuole normali. E’ sicuramente l’inizio di una nuova apertura alla disabilità.

Anche questa volta abbiamo dedicato una giornata al loro centro situato nel centro di Addis Abeba per valutare e progettare insieme gli interventi sui bambini da loro seguiti. Ci siamo anche recate presso il centro ortopedico a cui loro fanno riferimento con la fisioterapista Belaynesh ed alcuni piccolo pazienti. Lo scopo era di iniziare una collaborazione provando a costruire plantari ed ortesi con un’ottica diversa mirata al piccolo paziente, ma a questo proposito non abbiamo riscontrato da parte loro alcun interesse.

Dopo queste due prime settimane, siamo partite per Awassa dove c’è il Chishare Centre.

Il Chishare Center di Awassa.

Il Chishare center ha in Etiopia diversi servizi, in particolare uno in Addis Abeba (dove lavorammo lo scorso anno) uno a Menaghesha a 25 km. da Addis, e uno ad Awassa.

Quest’anno è stato richiesto il nostro intervento proprio ad Awassa.

Awassa è una bellissima cittadina a 270 km. dalla capitale ed è situata sulle rive del lago Awassa., un magnifico lago che pullula di tanti pesci ed uccelli.

Il Chishare è ubicato leggermente fuori dal centro del paese, in una struttura nel verde, tra alberi di papaie, avocadi e manghi e tante fiori e tanti uccelli che rallegravano le nostre giornate con i loro canti.

Il centro comprende: un’officina ortopedica, con 1 tecnico ortopedico e 4 assistenti dove prevalentemente si costruiscono protesi per amputazioni di arto inferiore, tutori coscia-gamba-piede, per esiti di poliomieliete, scarpe ortopediche e stampelle. Annesso all’officina c’è un ufficio atto a svolgere le pratiche di accettazione.

Adiacente all’officina, c’è la palestra di fisioterapia, dove lavorano due giovani fisioterapisti.

Alla palestra accedono per lo più pazienti adulti, con ogni tipo di patologia, dalle patologie ortopediche a quelle neurologiche: esiti da ictus, Guillame Barrè ecc..

La palestra è composta da: una grande stanza che oltre ad essere sala di attesa, è anche la stanza più grande dove i pazienti lavorano utilizzando le cyclettes, il tapiroulant, le parallele e le scale; due box per la terapia individuale e un piccolo ufficio dove c’è un computer, una scrivania, e un armadio.

In un angolo della palestra è stato ricavato un piccolo spazio, con un tappeto per terra dove vengono trattati I bambini.

Oltre al servizio di fisioterapia, il centro ha molti altri locali: uffici per il responsabili e gli impiegati, una grande stanza adibita a laboratorio informatico, un paio di stanze per ospitare eventi e convegni sulla disabilità, una cucina, due camere con bagno (dove siamo state ospitate noi) e una piccola stanza relax.

Come già detto il centro attualmente si occupa prevalentemente di una utenza adulta, ma l’intento è quello di aprire anche ad una utenza dell’età evolutiva, dato anche il gran numero di bambini disabili presenti sul territorio. Per questa ragione è stata richiesta la nostra presenza, in particolare ci è stato richiesto di formare i terapisti e i tecnici ortopedici ad un lavoro con i bambini.

Nelle due settimane quindi, abbiamo visto circa 35 bambini con diverse patologie neurologiche, molte delle quali non diagnosticate e alcuni con patologie ortopediche quali rachitismo, o piedi piatti-valghi.

I bambini erano accompagnati al centro dai genitori e dalle home-helper, ovvero delle giovani donne addestrate a prendersi cura del bambino disabile nella sua casa.

Il nostro compito è stato quello di valutare i bambini con i fisioterapisti, (i quali non hanno mostrato un grande interesse), provare ad impostare un piano riabilitativo, coinvolgendo anche le home-helper, individuare la necessità di costruire ausili specifici in collaborazione con i tecnici ortopedici che invece si sono dimostrati molto interessati, individuare con i responsabili del centro un falegname, per la costruzione di sistemi di postura da utilizzare a casa.

Inoltre abbiamo utilizzato tre pomeriggi, per un training formativo teorico-pratico a tutto il personale citato precedentemente.

Purtroppo il tempo dedicato a questo centro è stato veramente poco, ha permesso a noi di gettare appena le basi per un lavoro, speriamo, più ampio in futuro.

Abbiamo individuato: la necessità di reperire fisioterapisti interessati a occuparsi di bambini, che abbiano voglia di formarsi sulla riabilitazione infantile; la necessità di creare all’interno della struttura spazi specifici per i bambini, possibilmente staccati dalla palestra per adulti, e forniti di materiali adatti (cuscini, cunei, rulli, e soprattutto giocattoli e materiali per la manipolazione ecc…)

Anche qui abbiamo lasciato ai piccoli utenti tutori e scarpe ortopediche portate da noi dall’Italia.

Particolarmente significativo è stato il momento in cui con i tecnici ortopedici abbiamo provato a costruire un sistema di postura eseguito su calco gessato su un piccolo paziente e poi rivestito di polipropilene.

Il risultato ottenuto è stato sicuramente buono, ed è stato l’inizio di un lavoro futuro: abbiamo apprezzato il grande entusiasmo dei tecnici nella realizzazione di questo sistema di postura.

Con il falegname, individuato dal centro, abbiamo costruito un prototipo di sedia in legno. Siamo rimaste disponibili per inviare anche dati per la costruzione in legno di un tavolo di statica ed un altro tipo di sedia.

Analisi, riflessioni e proposte

Il lavoro svolto quest’anno, ci ha portato a fare alcune considerazioni:

Nel centro del Mekane Yesus dove ormai si è lavorato da tre anni, riteniamo che gli operatori siano in grado di continuare autonomamente il loro lavoro, avendo compreso perfettamente lo spirito di quella che è la riabilitazione su base comunitaria in particolare per quel che riguarda il piccolo paziente.

Crediamo che in futuro loro potrebbero usufruire della consulenza di fisioterapisti italiani solo per casi particolarmente complessi.

Invece per quanto riguarda il Chishare centre di Awassa, ci siamo rese conto che il lavoro svolto è appena l’inizio di un lavoro che dovrà avvenire in futuro.

Riteniamo indispensabile formare terapisti interessati a lavorare con i bambini anche se questo significa dedicare tempo ed energie.

Vedendo molti bambini, sia ad Addis Abeba sia ad Awassa ci siamo rese conto che ci sono molte situazioni in cui non esiste una diagnosi, e questo rende complicato l’intervento riabilitativo.

Ci parrebbe importante trovare un ospedale locale dove potersi appoggiare per poter “fare la diagnosi”.

Questo agevolerebbe il lavoro, in particolare aiuterebbe le famiglie e i colleghi terapisti, che avrebbero più facilità nell’orientarsi nelle scelte riabilitative.

Infine, anche quest’anno per noi l’esperienza è stata estremamente arricchente, non solo sul piano professionale, ma anche sul piano umano.

I momenti di lavoro, che sono stati molto intensi ci hanno permesso di creare relazioni con i colleghi locali e con i responsabili dei centri, il rapporto è stato di grande rispetto delle professionalità e di stima reciproca , due elementi fondamentali indispensabili per una crescita comune.

Tutto questo grazie anche ai collaboratori italiani del CCM che ci hanno supportato con grande affetto sia nelle situazioni logistiche che amicali.

Ovviamente non sono mancati momenti cosidetti di “disagio”, che abbiamo affrontato con quello che dovrebbe essere lo spirito del cooperante, accettando le difficoltà e vivendole come parte dell’esperienza: sovente non c’era l’acqua, per cui ci siamo adattate a lavarci utilizzando la poca acqua con caraffe e bottiglie, anche la luce più volte non c’era, ed abbiamo apprezzato l’uso delle candele… ed altre situazioni, in particolare ci preme raccontare un momemto particolarmente forte, che abbiamo vissuto e che ci ha fatto riflettere molto sul significato del nostro intervento nei pvs.

Al termine del mese di lavoro ci siamo concesse una diecina di giorni di vacanza, facendo un tour verso il nord dell’Ethiopia e precisamente verso Lalibela (bellissima cittadina depositaria dela cristianità Etiope, dove ci sono le stupende chiese rupestri).

Prima di arrivare a Lalibela abbiamo fatto un trekking sulle stupende montagne Ethiopi, con un’associazione che si occupa di “ecoturismo” e proprio a 5 minuti dall’ultima tappa, una di noi due (Santina) cade accidentalmente fratturandosi il polso sinistro e da questo momento iniziano una serie di avventure che val la pena raccontare.

Subito dopo la caduta, e capito che il polso era sicuramente fratturato, cerchiamo di raggiungere a piedi la strada più vicina dove un’auto avrebbe potuto arrivare a prenderci: 1 ora e mezzo di cammino! Raggiunta la strada altre due ore di fuoristrada per raggiungere Lalibela dove pareva esserci un ospedale.

Ospedale raggiunto verso le 18,00 ormai quasi buio, dove riusciamo a fare una radiografia ed esattamente due minuti dopo va via la luce: guardiamo la radiografia con la luce dei cellulari.

Si individua la frattura scomposta dell’epifisi distale del radio, e chiediamo di poter fare un gesso, giusto per permettere di arrivare in capitale. Ma non hanno il gesso, allora ci portano un pezzo di cartone ricavato da uno scatolone e con quello e un pò di cotone , andando noi a comprare una benda, riusciamo a contenere la frattura.

A quel punto l’unico desiderio è raggiungere al più presto la capitale: 700 Km.!!

Per fortuna a Lalibela c’è un aereoporto e si spera recandoci lì la mattina presto di trovare un posto.

Dopo 1 ora di attesa in cui non si capiva se ci fosse stata la possibilita’ per Santina di avere un posto, visto che il volo era pieno, momenti difficili, il dolore aumentava e la paura di dover rimaner bloccata li’ fino al giorno dopo non aiutava a mantenere un atteggiamento sereno ed ottimista.

Finalmente salta fuori il posto e Santina riesce a partire, raggiungere Addis Abeba e con l’aiuto del CCM recarsi in ospedale ove un ortopedico le faceva un gesso in modo da poter affrontare il volo per l’Italia.

In giornata si riesce a prenotare il volo per l’Italia dopo aver avuto l’autorizzazione da parte dell’assicurazione (quella per i cooperanti, che consigliamo a tutti di fare quando si parte per una missione di questo tipo!), e la sera Santina parte per l’Italia.

Giunta a Torino, i chirurghi della mano tentano di ridurre manualmente la frattura, ma la riduzione non tiene e viene operata due settimane dopo posizionando una placca con viti.

Questo episodio fortunatamente conclusosi bene, ci ha indotto alcune riflessioni e soprattutto ha dato un senso al lavoro che facciamo nei pvs: gli ultimi due giorni passati come utenti degli ospedali locali ci hanno fatto capire le parole dei tanti che ci ringraziavano non tanto per se stessi ma per “quello che fate per il nostro paese!!!” Il vero significato l’abbiamo capito in quel momento.

I tanti che abbiamo incontrato ci hanno salutato dicendoci “God bless you” e dicendoci che avrebbero pregato Dio per noi, e la collega fratturata in ospedale a Torino, durante l’intervento chirurgico ed anche prima ha sentito con forza la grande energia delle preghiere del popolo africano!

La riflessione ci porta a dire che siamo dei fortunati perchè viviamo in un paese dove posssiamo essere curati ed anche molto bene!

Speriamo che altri colleghi si uniscano a noi, per far si’ che regolarmente dei fisioterapisti si possano recare in Etiopia per aiutarli a “crescere” professionalmente.

Per noi e’ stata una grande esperienza e speriamo di poterla continuare.

Santina Bruno fisioterapista presso servizio di NPI asl TO2

Donata Maria Fazzalari fisioterapista presso servizio di recupero e rieducazione funzionale asl TO3

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