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La mia esperienza a Wolisso in Etiopia

La mia esperienza a Wolisso in Etiopia

Marzo 2022

 

Anche quest’anno sono a Wolisso presso il St Luke hospital in Etiopia
La mia attività principale è il training on the job con la collega locale, poi ci sono i corsi di formazione sullo sviluppo psicomotorio del bambino con anche l’individuazione dei bambini a rischio, per il personale dell’ospedale e dei centri di salute.
il lavoro è molto vario come i pazienti e le loro problematiche. Se li penso in kg vanno dal 1,5kg fino agli 88kg.

Le soddisfazioni non mancano soprattutto quando riesci a conquistare il sorriso dei bambini che spesso sono molto provati, da malnutrizione o da ferite infette che nel peggiore dei casi portano anche all’amputazione.
i materiali a disposizione sono pochi soprattutto quando devi costruire dei tutori, cartone, filo di ferro, gesso e anche spugne per i piatti, tutto può essere utilizzato, ovviamente una buona dose di fantasia aiuta parecchio.
Ogni volta noto dei miglioramenti e sottolineo gli ormai eterni problemi all’interno di questa struttura e società.

Poter aiutare un cambiamento del singolo o dell’insieme mi interessa molto e mi piace, ovviamente anche io non resto immune al cambiamento. Ogni volta la mia metamorfosi avviene anche attraverso esperienze poco piacevoli ma pur sempre umane.
Spesso i pazienti arrivano da zone rurali molto lontane e prive di ogni servizio,
Araisa è una bambina di tre anni ricoverata per malnutrizione, la riferiscono in palestra perchè in ritardo con lo sviluppo ……ha tre anni un bel visetto con corpicino magro magro e…. una tetraparesi . In due settimane ha avuto enormi cambiamenti, con un bel lavoro in fisioterapia e soprattutto una gran lavoro fatto dalla mamma a cui finalmente è stato spiegato come e cosa fare con la figlia.

Araisa ha fatto tantissimi progressi in pochi giorni, controlla il capo, inizia a rotolare, se seduta adeguatamente utilizza bene la mano sinistra e da qualche giorno usa la voce per comunicare assieme a tantissimi sorrisi. Ogni tanto mi trovo a pensare come sarebbe ora, se avesse avuto le opportunità dei bambini italiani.
Non so se Araisa riuscirà a camminare visto che non avrà dei tutori e il suo deambulatore sarà in legno, ma sono sicura che ora la sua mamma l’ha capita e Araisa si sente voluta bene e sta dando il meglio di sè, la loro strada per il futuro la troveranno assieme, e chissà forse ci incontreremo ancora.

Serena Pizzato

 

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