Lamiaprimavoltainafrica01

La mia prima volta in Africa

La mia prima volta in Africa

Ft.: Marco Rivara

 

Partire per andare in una missione è sempre stato, dentro di me, un desiderio che speravo si avverasse e quando, come mi è successo per tante situazioni della mia vita, è arrivata la “chiamata” ho cercato di non farmela sfuggire. A maggior ragione perché mi si proponeva di partire non per un aiuto generico ma proprio con “il mio zaino” di esperienza e competenze acquisite in anni di fisioterapia, lavorando da molti anni presso l’Anffas di Genova.

Quindi mi sentivo anche lusingato e maggiormente carico per questa proposta: dovevo aggregarmi ad un’equipe di ortopedici del G.O.A. Onlus (Genova Ortopedia per l’Africa) che organizza due missioni d’intervento medico all’anno per il recupero chirurgico-ortopedico della popolazione infantile colpita da gravi lesioni motorie. I destinatari sono bambini e adolescenti che non avrebbero alcuna speranza di trovare adeguata assistenza medica in questo territorio del Kenia a circa 3 ore di “matato” a nord di Nairobi. In questo periodo, circa 20 giorni, di lavoro concreto e gratificante , quanto intenso e impegnativo, presso due missioni cattoliche di Ol’ kalou e Naro Moro abbiamo visitato 680 bambini, provenienti da varie regioni limitrofe ma anche dai più lontani confini di Etiopia e Somalia. In queste numerose visite cliniche gli ortopedici dovevano valutare l’eventuale indicazione chirurgica o la possibilità, e qui entravo in gioco io, di poter intervenire con una adeguata fisioterapia e l’utilizzo di ausili chiaramente fatti a mano con il materiale disponibile. Abbiamo deciso di mettere in “nota operatoria” circa 90 bambini che per urgenza e gravità devono al più presto essere sottoposti ad intervento chirurgico. In particolare sono corrette deformità congenite o acquisite quali il piede torto, il piede equino, infezioni dello scheletro (osteomielite), osteoplasie (osteogenesi imperfetta), esiti di poliomielite e anche numerose patologie neurologiche dalla PCI a spine bifide. Gli interventi chirurgici saranno effettuati nei primi mesi del 2010 da un’altra equipe di ortopedici sempre volontari.

Questa esperienza mi ha insegnato davvero molto, sia professionalmente perché ho imparato a confrontarmi e aprirmi all’approccio ortopedico da cui spesso noi riabilitatori rifuggiamo ma anche e soprattutto dal lato umano: vivendo e condividendo le giornate con persone che hanno scelto di donare tutto si respira un’aria che non troviamo quasi più dalle nostre parti e soprattutto nei nostri polmoni spirituali. Questi missionari, ma anche tutti i meravigliosi bambini che abbiamo conosciuto, hanno dilatato veramente il concetto di provvidenza da far saltare il “nostro di previdenza”; la loro missione, la loro vita conosce questi spericolati salti nell’inconsueto che permettono di sbirciare solo per un poco al di là della pura logica umana; essi sono liberi dalle cose, non sono schiavi del desiderio di possedere che spesso in noi si identifica con manie “gravemente patologiche”; ma i loro sguardi e i loro sorrisi mi hanno fatto capire che loro hanno tutto, perché posseggono l’essenza delle cose, non importa la condizione. Nonostante la loro povertà e le loro importanti disabilità di cui sono affetti mantengono una dignità e una serenità disarmante. Mi piace ricordare una frase scritta nel dispensario di Naro Moro: “disability is not inability”!! Buon lavoro a tutti i colleghi di FSF.

 

Comments are closed.