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Lavorare con la comunità – Tesi di diploma

Tesi di diploma

Lavorare con la comunità

Ft.: Viviana Blasi e Anna de Bortoli

 

Siamo Anna e Viviana e ci siamo diplomate lo scorso 20 giugno ’97 alla scuola per terapisti della riabilitazione “La Nostra Famiglia” di Conegliano Veneto, Treviso.
Abbiamo svolto un’esperienza di volontariato della durata di due mesi (ottobre-novembre 1996) nella regione di Meru in Kenya mentre frequentavamo il terzo anno della scuola.
Siamo state ospitate in una missione gestita dalla Comunità del Cottolengo di Torino che accoglie bambini con disabilità sia motorie che mentali.
La struttura fornisce un servizio di fisiochinesiterapia con palestra e laboratorio ortopedico, scuola materna e “special school” (una scuola per bambini che per problemi di apprendimento o gravi disabilità motorie non possono frequentare i corsi alla vicina scuola pubblica), sono presenti inoltre dispensario e clinica di maternità per la comunità della zona.
In tale Centro abbiamo lavorato in qualità di terapiste con bambini disabili e siamo quindi entrate in contatto diretto con una realtà del tutto differente da quella alla quale siamo abituate.
Ci è stato affidato un piccolo gruppo di bambini da trattare dei quali non sapevamo nulla: non era disponibile una cartella clinica, ma soltanto un documento con i dati anagrafici (approssimativi) e gli interventi chirurgo ortopedici subiti.
Gli operatori che lavoravano in palestra come riabilitatori e che conoscevano i bambini non erano in possesso di alcuna qualifica professionale e non potevano quindi fornirci dati precisi sulla patologia e storia personale del bambino.
Essendo un Centro nel quale i bambini vengono istituzionalizzati per tutto il periodo dell’anno scolastico, non abbiamo potuto contattare i genitori sia per mancanza di mezzi di comunicazione che per le notevoli distanze.
Inoltre era completamente assente la presenza di personale medico; solo una volta all’anno alcuni medici volontari italiani si rendono disponibili per gli interventi chirurgici. Altra importante difficoltà incontrata è stata quella relativa alla comunicazione con le persone perché non conoscevamo la lingua locale.
Di fronte a questa nuova situazione presentataci abbiamo cercato di lavorare al meglio con le conoscenze che avevamo appreso attraverso la nostra breve esperienza di tirocinio, ma soprattutto cercando di conoscere e di andare incontro a questa gente di cultura e tradizione così diverse dalle nostre.
Fin dall’inizio ci eravamo prefissate di svolgere un lavoro di indagine sulle strutture sanitarie con particolare interesse per un eventuale applicazione di un programma CBR.
Siamo venute a conoscenza di questo particolare metodo di riabilitazione sia grazie all’OVCI La Nostra Famiglia, un ONG collegata alla nostra scuola che agli stages ai quali abbiamo partecipato durante l’inizio del terzo anno.
Abbiamo approfondito questo argomento per preparare la nostra tesi che tratta di alcuni aspetti che caratterizzano tale metodo come la sua diversa modalità di applicazione a seconda dell’ambiente nel quale viene attuato (PVS o PI) e del modo nel quale i programmi vengono pianificati (top-down o bottom-up).
Inoltre la tesi contiene anche un lavoro di indagine sulle strutture sanitarie e riabilitative presenti nella regione di Meru.

Abbiamo avuto la possibilità di visitare centri sanitari e riabilitativi, ospedali e l’unica scuola per terapisti presente in Kenya.
Tale ricerca, pur presentando alcune difficoltà, si è rivelata più facile e più fruttuosa del previsto.
Questo grazie soprattutto alla grande disponibilità dimostrata dalle persone che ci eravamo proposte di intervistare, alla possibilità di poterci spostare dalla missione in molteplici occasioni, nonché ad una certa fortuna che ci ha permesso di combinare al momento più opportuno determinate visite.
Centri sanitari, sia governativi che privati sono presenti nel territorio, nel loro servizio ci sono alcune differenze; l’ospedale governativo, ad esempio, è ufficialmente gratuito, ma l’assistenza è carente, bisogna portarsi la biancheria e le coperte da casa, inoltre le medicine ed il materiale per le medicazioni molto spesso mancano.
Negli ospedali missionari, invece, viene richiesto un contributo parziale al paziente ed in cambio egli ottiene una miglior assistenza.
I dispensari governativi sono spesso sprovvisti di farmaci, rendendo così l’assistenza alquanto scadente.
Nei dispensari privati è più facile comprare farmaci, ma la competenza di chi li prescrive, di solito ex-infermieri, lascia spesso a desiderare.
Migliore è la situazione dei dispensari missionari, in particolare dove vi opera direttamente personale religioso missionario.
Inoltre, anche se indirettamente, abbiamo saputo che dei programmi di CBR sono già presenti in alcune zone del Kenya, e che si stanno rivelando positivi anche se non privi di difficoltà.
Questa esperienza ci ha permesso un arricchimento sia sul piano umano che professionale e sebbene essa non ci consente di trarre delle conclusioni sulla realtà del posto, per il tempo troppo breve trascorso e la mancanza della conoscenza della lingua locale, speriamo possa servire come contributo utile e usufruibile per persone interessate alle problematiche trattate.
Ci pare che sia possibile esprimere solo una piccola parte della globalità complessiva dell’esperienza vissuta, ma speriamo di riuscire a trasmettere entusiasmo per il lavoro e simpatia per le persone incontrate.
L’approfondire il discorso sul CBR in un PVS e l’essere a diretto contatto con i luoghi nei quali può essere attuato ci ha portato a capire l’importanza che un programma di tal tipo può avere per un Paese con risorse economiche limitate, carenza di personale qualificato e difficoltà nei trasporti. Occorre cercare non tanto un costoso e difficilmente realizzabile servizio di alta qualità, ma la possibilità di raggiungere precocemente ed efficacemente il maggior numero di persone per fornire loro le conoscenze ed il trattamento basilari.

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